Forse avevano ragione i sondaggi previsivi, ai quali gli Italiani dichiaravano tutta la loro voglia di vacanze in giro per il Mondo, ma non in Patria. Per saperlo dovremo però aspettare almeno per sei mesi l’indagine ISTAT “I viaggi e le vacanze degli Italiani”, che dal 1959 (!) è il faro insostituibile per conoscere davvero il mercato interno. Dicono poco, infatti, i Big Data citati dal Ministero del Turismo in questo agosto pieno di polemiche anti-turistiche e foto di scontrini, allarmi non suffragati da dati, stime a spanne, e ci si deve accontentare del tasso di prenotazione delle disponibilità delle OTA, che ci vedrebbe davanti rispetto ai “competitori” Francia e Spagna, ma con la Grecia sugli scudi: una medaglia d’argento meritata, probabilmente regalando ai cugini “una faccia, una razza” una bella fetta del nostro mercato domestico, che il rapporto qualità-prezzo lo conosce e lo riconosce più di tanti che invece si erano cullati sugli allori degli anni Covid in cui la domanda nazionale sembrava inarrestabile. Certo -come dice l’ENIT- le prenotazioni aeree sono aumentate del 18% sul 2022, nonostante il caro-voli, ma magari hanno portato più Italiani nei Balcani che balcanici qui da noi. Sembra non finire, per fortuna, il grande idillio degli Americani, se è vero che oltre a New York JFK, anche Toronto e Buenos Aires si piazzano tra gli aeroporti più dinamici verso l’Italia. Quelle statunitensi sono presenze “pesanti”, che spendono in media 1.760 euro a viaggio. Tra i canali di prenotazione vince Booking con il 37%, altri siti il 19%, le Agenzie il 18,4%. In generale l’online per gli stranieri “vale” il 56% delle vendite, spesso obbligate (vedi low cost).
LA FATICA DI FARE BILANCI SENZA DATI
Set 8, 2023